Perchè terra sigillata

Il termine terra sigillata è stato coniato dagli storici dell'arte e deriva dalla trasformazione di terracotta decorata a timbri. Per semplificare la parola terracotta è stata contratta nella parola "terra" e la parola "timbrata" è stata tradotta in "sigillata" dal Latino "sigillum" che significa timbro.

Si tratta di una vasta produzione di oggetti in terracotta diffusa in tutto l’impero romano a partire dal 100 a.c. Questi manufatti hanno la prerogativa di essere rivestiti di una patina: una vernice vetrosa sottilissima e lucida che ha conferito a questi oggetti la possibilità di contenere liquidi. Patina vetrosa definita di colore “rosso corallo”.
Difficile dire con esattezza quale sia stato il procedimento messo in atto dai Greci, dai Romani e poi nella Gallia e ancora in nord Africa per ricavare quantità così alte di prodotto di argilla finissima.
Si tratta di rivestimenti ceramici sottili, generalmente applicati a crudo, ricavati da argille aventi la funzione di cambiare il colore del corpo dell’oggetto. Gli ingobbi dopo la cottura sono di aspetto setoso opaco possono essere resi lucidi con la pressione di strumenti in legno, pietra, metallo o vetro.

Si intendono ingobbi solo se mantengono, dopo la cottura, lo stesso stato del supporto: porosi su terracotta o sinterizzati su gres. Possono essere naturali o addizionati a coloranti ceramici e con fritte fusibili che ne aumentino la durezza e in questo caso si avranno ingobbi sinterizzati. Se l’aggiunta di fusibilità porta l’ingobbio alla completa vetrificazione, non si potrà più parlare di ingobbio ma di vero e proprio rivestimento vetroso, cioè, di uno smalto.

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